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Zamora

Regia di Neri Marcoré vedi scheda film

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La recensione su Zamora

di barabbovich
7 stelle

Walter (Paradossi) è un giovane contabile di Vigevano, tanto colto quanto impacciato. Alla chiusura dell'azienda dove ha avuto il suo primo impiego, è costretto a trasferirsi a Milano, alla corte di un presidente d'azienda bauscia (Giovanni Storti, frizzante), fissato con le partitelle di calcio tra i suoi dipendenti. Walter, che non si è mai interessato di calcio, si ritaglia il ruolo di portiere. Dopo essere stato seppellito di gol ed essere stato bullizzato da alcuni colleghi che ironizzano sulle sue capacità soprannominandolo ironicamente Zamora (come il mitico portiere spagnolo degli anni Trenta), Walter decide di assoldare un ex portiere semialcolizzato e in bolletta (Marcorè), che non impiega molto tempo per capire che dietro la apparenti ambizioni sportive di Walter si cela una faccenda di cuore.
Dopo tanto cinema davanti alla cinepresa, Neri Marcorè si ritaglia per la prima volta un posto anche dietro, confezionando una commedia delicata (tratta dall'omonimo romanzo dello scrittore e giornalista Roberto Perrone), di squisiti sentimenti senza essere arruffona, gestita assai bene sul piano della caratterizzazione dei diversi personaggi che compongono il mosaico umano da vita aziendale. Altrettanto riuscito è il sottotesto con cui l'attore/regista lascia intravedere i primi aliti di quella rivoluzione che, a ridosso degli anni del boom, sarebbe arrivata solo verso la fine de decennio (siamo infatti nel 1966): uno spirito del quale le donne vengono mostrate come le più audaci e convinte paladine.

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